La depressione di Goya

La depressione di Goya

Nella società di oggi si è perso l’interesse verso le forme d’arte considerate “convenzionali”, come libri, sculture e dipinti.

Possiamo notare però quanto alcune di queste opere parlino al cuore dell’osservatore anche moderno; esempi come appunto il “Gigante Sentado” di Goya, pittore spagnolo, ci aiutano a capire le nostre emozioni, riflettendo come uno specchio i sentimenti umani che facciamo fatica a rappresentare. Studiare e ammirare l’arte è importante non solo per un proprio bagaglio culturale ma soprattutto per renderci conto della nostra pura e semplice umanità.
Alla fine della giornata siamo tutti umani davanti allo specchio e le nostre emozioni, che non possiamo solidificare (se non con espressioni facciali e linguaggio del corpo), rimangono dentro di noi, nascoste spesso dalla paura di esternare i nostri sentimenti e di non essere capiti.

Molti artisti hanno provato a rappresentare un’emozione o un movimento, riuscendo a produrre capolavori oggi esposti in musei di tutto il mondo.
Quindi potremmo chiederci, perché sembra così difficile a parole esprimersi, ed è davvero necessario ricorrere ad altri strumenti (vedi la pittura) per “pescare” quel sentimento nascosto da qualche parte dentro di noi. Molti ricercatori e giornalisti credono che gli artisti abbiano una sensibilità superiore all’uomo comune, ma io vorrei fermarmi e riflettere sulla differenza tra un proclamato “artista” e un comune uomo.
La maggior parte degli artisti conosciuti oggi non sono altro che comuni uomini che sono stati capaci di superare una barriera (linguistica o psicologica), che permettesse loro di disegnare e rappresentare fisicamente i loro sentimenti.
Dentro di noi alloggia un artista, probabilmente nello stesso scantinato dove chiudiamo quei sentimenti di cui abbiamo così paura, la differenza tra me, voi e Goya è la capacità di superare quell’ostacolo e di aprire lo scantinato, far vedere al mondo non la parte che mostriamo al lavoro, a scuola o sui social, ma la parte “marcia” di noi stessi, la parte che non vorremmo far vedere a nessuno.
Costruire qualcosa sopra un terreno pericolante è parte dell’artista, come creare qualcosa che possa suscitare emozioni partendo da un’idea o un sentimento e mostrandolo dicendo: “Io sono così, io mi sono sentito così ed ero qui.”.

Tutti possiamo costruire e realizzare qualcosa che possa liberarci da un peso e che mostri a noi stessi e al mondo che eravamo qui, l’essenza della vita umana; la sofferenza, la difficoltà e la bellezza del nostro mondo, è tutto alla portata di pennello o di otturatore fotografico, basta uscire dallo scantinato.

Gigante Sentado Francisco de Goya y Lucientes.

Il tormento, Van Gogh

Mind devour, Sebastian Eriksson.